Il tatuaggio è vecchio quanto l'uomo. Nasce insieme alle prime forme di espressione figurativa.

Il tatuaggio moderno arriva in Europa verso la fine del 18° secolo, a causa dell'intensificazione degli interessi commerciali e politici europei nell'Asia orientale e sud-orientale e nell'Oceania. Esotici tatuaggi incisi sulla pelle, importati da marinai e viaggiatori, arrivano da Indocina, Giappone, Micronesia e Polinesia.

Alla metà dell'ottocento la febbre del tatuaggio impazza fino a coinvolgere almeno il 15% della popolazione.

Diventa anche un segno di riconoscimento per la coesione di gruppo: operai, artigiani, nobili, membri di associazioni politiche o fedeli di culti particolari ricorrono alla pratica del tatuaggio che diviene icona di speranza, fede, interesse comune e di buon auspicio.

Nascono dunque i primi negozi di tatuaggi.

L'accettazione del tatuaggio come forma di espressione e identificazione salì speditamente la gerarchia sociale fino ad arrivare a rendere i soggetti sempre più intensi e spregiudicati come lo sono al giorno d'oggi. Questa ascesa fu alimentata dalla cronaca, dal cinema, dal fumetto, dalla televisione, dalla musica rock e dalla moda senza sottovalutare l'evoluzione artistica, l'affinamento delle tecniche e l'evoluzione degli stili che ha fatto del tatuaggio una vera e propria arte.

Dagli anni ottanta in poi, con l'affinarsi delle tecniche e dei materiali d'uso e con la comparsa di tatuatori legati al mondo del disegno classico, è sempre più frequente vedere tatuate composizioni realistiche o astratte molto vicine al mondo dell'arte classica e dell'illustrazione, distanti dai canoni del tatuaggio tradizionale: si diceva che un buon tatuaggio era tale se si distinguevano i particolari a distanza e soprattutto se si manteneva ben definito nel corso degli anni.

Per noi al TTS Milano resta ancora valido questo concetto.

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